Come impara a leggere il nostro cervello da
primate? Esistono metodi di lettura migliori di altri? E poi,
utilizziamo le stesse aree corticali quando leggiamo l'italiano,
l'arabo o il cinese? Stanislas Dehaene ci mostra come per rispondere a
tali domande occorra dar vita a una scienza della lettura del tutto
nuova, in grado di combinare quello che le neuroimmagini ci dicono sui
circuiti corticali sottesi all'elaborazione di grafemi e fonemi con
quello che la psicologia ci insegna sui meccanismi cognitivi legati
all'arte del leggere. Veniamo così a sapere che nel corso
dell'acquisizione della lettura i nostri circuiti corticali
originariamente destinati al riconoscimento degli oggetti si sono
"riciclati" per decifrare caratteri dalle più diverse dimensioni e
fogge e che questa conversione è stata lenta, parziale e non priva di
difficoltà, come mostrano i ripetuti scacchi cui vanno incontro i
bambini (e non solo...). Tale scienza della lettura, però, ha un valore
non solo teorico, ma anche pratico, in vista soprattutto di una nuova
pedagogia capace di introdurre nel variegato mondo della scuola le
conquiste più recenti delle neuroscienze.
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